Sono allarmanti i dati forniti da Diste Consulting per Fondazione Curella durante la presentazione del 38/mo report all’Università di Palermo sull’economia siciliana degli ultimi anni. Il prodotto interno lordo della Sicilia nell’anno 2012 è diminuito del 3% contro una flessione di poco superiore al 2% a livello nazionale. Previsto un calo del 1,4% anche per l’anno 2013 nonostante l’ottimismo dell’assessore regionale all’Economia della Sicilia Luca Bianchi che ha partecipato alla presentazione del Report.
Secondo Bianchi già nel 2013 si riuscirebbe ad uscire dalla recessione per entrare perlomeno in una fase di stagnazione; ciò sarebbe possibile grazie alla costruzione di un modello che tiene insieme rigore con politiche di sviluppo ed è concentrato su interventi che valorizzino le potenzialità già presenti nel territorio. L’assessore, secondo le sue previsioni, dichiara anche che nel 2014 utilizzando bene le risorse a disposizione si potrebbe recuperare un po’ di forza lavoro persa e dunque avere una certa ripresa. Oggi, però, i dati emersi dall’analisi previsionale sull’economia dell’isola riguardo al secondo semestre 2012 e alle previsioni 2013 realizzate da Diste, sono preoccupanti: il numero degli occupati nei processi lavorativi sarebbe sceso di circa 1,4 milioni (- 2,2% rispetto all’anno precedente). In sostanza si parla di una perdita di oltre 30 mila posti di lavoro in un anno. Rapportando i dati a consuntivo del 2012 con quelli del 2006, anno in cui l’occupazione raggiunse il picco di oltre 1,5 milioni, il risultato è la perdita di oltre 100 mila posti di lavoro con un tasso di disoccupazione che cresce a dismisura arrivando al 18,4%, il più alto negli ultimi nove anni. Dal 2008 – ha affermato Pietro Busetta, presidente della fondazione Curella – abbiamo perso 100 mila posti di lavoro, come se avessero chiuso venticinque stabilimenti Fiat di Termini Imerese. Nonostante ciò, nei programmi dei candidati a presidente del consiglio il Mezzogiorno è scomparso. Unico elemento positivo è l’andamento delle esportazioni”. Se si considera che già di per sé la Sicilia vanta scarsissimi sbocchi occupazionali e quei pochi hanno subito una drastica riduzione, la situazione lavorativa appare davvero tragica. I consumi dei siciliani segnano un calo del 4,1%. Per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto la flessione è del 12,8%; per edilizia e opere pubbliche -9,4%. Secondo l’assessore Bianchi, “siamo nel picco di una recessione che è stata troppo lunga, per regioni in difficoltà come la Sicilia. Da qui al 2015 abbiamo circa 7 miliardi di euro da spendere, questa è la sfida per ricostruire la crescita”. Si resta col fiato sospeso o meglio dire con l’acqua fino al collo, in attesa dell’auspicata ripresa che non sia solo una vana speranza e che possa concretizzarsi mediante veri e propri programmi per lo sviluppo dell’occupazione. Tutto ciò potrebbe realizzarsi solo attraverso l’attenzione delle forze politiche su un territorio spesso abbandonato a se stesso.
29/01/13
Milena Arcidiacono