Di nuovo deserta l’asta pubblica, la seconda indetta dalla Città Metropolitana di Catania a circa due mesi dalla precedente (era il 25 gennaio del 2022), per la vendita dell’ex “Albergo Sicilia” di Paternò.

La struttura di via Vittorio Emanuele, abbandonata da tempo e in condizioni fatiscenti, occupata a più riprese  e poi sgomberata, non ha fatto gola a nessun acquirente: la base d’asta era fissata in 504mila euro. Il termine ultimo fissato per la presentazione di proposte di acquisto era il 14 marzo scorso, ovvero lunedì: al momento della verifica delle offerte pervenute è stato constatato il nulla di fatto. E adesso? Dal 10 gennaio, data della conferenza tenutasi a Paternò alla presenza, tra gli altri, di Salvo Pogliese, per l’occasione in rappresentanza della Città Metropolitana, ad oggi solo buoni propositi e nessun risultato concreto. Una vicenda che si trascina avanti da anni, tentativi su tentativi di vendita, tutti sfumati. Si è discusso molto su quali iniziative portare avanti per raggiungere l’obiettivo di riqualificare l’immobile, che potrebbe tornare ad essere una struttura ricettiva di prim’ordine per Paternò. L’ultima proposta è arrivata dall’architetto Francesco Finocchiaro che ha lanciato metaforicamente un guanto di sfida all’ente Città Metropolitana, proponendo di investire da proprietaria della struttura, anche tramite le risorse economiche europee, ospitando nei locali attualmente abbandonati l’Istituto Alberghiero, visto che nessuno si propone per l’acquisto. Questo permetterebbe ai ragazzi di studiare e lavorare in albergo, non perdendo la destinazione d’uso dell’immobile, trovando anche una sede alternativa con tutte le attrezzature a disposizione per abbinare la preparazione scolastica all’inserimento nel mondo del lavoro. Una cosa è certa: è necessario favorire una buona conclusione del calvario di quello che per la cittadina di Paternò sta diventato nel tempo un ecomostro, una residuale testimonianza tangibile di una perla del passato. Un obbligo a cui nessuno nell’ambito della politica locale, al di là delle responsabilità dirette, può sottrarsi.