L’obiettivo principale è ammortizzare i costi per evitare il crollo economico. Tagli a tutto andare, quindi, che riducono sempre di più la “coperta” che non riesce a coprire in toto nemmeno il servizio sanitario nazionale.E proprio due anni fa l’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo ha costituito una commissione tecnica che ha avuto il mandato di scrivere le nuove regole per i punti nascita della regione, criteri adesso pronti ad essere presentati. Il nuovo decreto per il riordino e la razionalizzazione della rete dei punti nascita in Sicilia verrà presentato domani dall’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo (che nel pomeriggio ha ricevuto una mozione di sfiducia), nel corso della giornata conclusiva del congresso nazionale organizzato dalla Sigo, società italiana di ginecologia ed ostetricia che si sta svolgendo a Palermo.La Sicilia è la prima regione a varare un piano di questo genere, dichiara  Paolo Scollo, vice presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia. A definire la chiusura dei punti nascita che non fanno più di 500 parti all’anno è stata una commissione presieduta da un medico della Sigo e da un medico dell’Associazione italiana ostetrici ginecologi ospedalieri, due medici del territorio, due neonatologi con la collaborazione dei funzionari dell’assessorato che hanno ascoltato le nostre proposte fatte. Il piano prevede due livelli per i punti nascita stabiliti in base al numero dei parti; tra i 500 e i 1.000 sarà di primo livello, sopra i 1.000 sarà di secondo livello. Ma soprattutto, ci dovrà essere una guardia attiva del ginecologo in tutti e due i livelli. Inoltre, nei punti nascita ci dovranno essere due medici per turno, un anestesista reperibile per 12 ore nel primo livello e per 24 ore nel secondo. Paternò è una delle città a rischio chiusura in quanto nel 2010 ci sono stati meno di 400 parti. In più occasioni il reparto di ginecologia  ostetricia della città è stato sul punto di chiudere, ma adesso cresce la preoccupazione per una proposta che, molto probabilmente, diventerà realtà.  Da evidenziare che Paternò è tra le poche città ad avere una sala parto adiacente al reparto idonea ad effettuare anche interventi chirurgici ginecologici. Diverse sono state le petizioni, manifestazioni e raccolte firme a favore del nosocomio paternese, proprio per evitarne la chiusura, ma forse in questo caso è necessario un mea culpa all’intera città che non ha messo i mezzi per allontanare la possibile chiusura. Una cattiva coordinazione tra le strutture pubbliche, i ginecologi che consigliano sempre più spesso di partorire in altri ospedali  e  gli stessi cittadini poco fiduciosi della struttura. Domani l’esito definitivo di questa lunga lotta, se il decreto prevederà la chiusura del presidio SS. Salvatore i bambini scapperanno da questa città ancora prima di nascere.

27/09/11

Francesca Putrino