Quando si parla di cibo, noi italiani siamo leader indiscussi. Che si tratti di prodotti agricoli come ortaggi e frutta, o del risultato di successive elaborazioni, come ad esempio i formaggi o l’olio d’oliva, il ”made in italy” è da sempre garanzia di qualità e sicurezza. Ma siamo davvero sicuri che ciò che comperiamo e mettiamo a tavola venga prodotto all’interno degli italici confini? Purtroppo la risposta non sempre è positiva. Stando ai risultati di un’indagine effettuata dal corpo forestale della Regione, all’interno  di mercati agroalimentari siti a Palermo e Catania si vendevano generi alimentari prodotti all’estero ma spacciati per siciliani. Patate arrivate dalla Francia, ma coltivate forse in Africa, e persino pistacchi provenienti dall’Iran, come ci riporta Luca Ferlito, comandante della Guardia Forestale di Catania.E pensare che Bronte è ad un tiro di schioppo, alla faccia del risparmio di carburante e della valorizzazione delle eccellenze locali. Il quadro si aggrava se si pensa che sono propri gli ambulanti a comperare presso i mercati agroalimentari, quindi la certezza di acquistare un prodotto nostrano si trasforma in una vera e propria chimera. Ritorna a palesarsi la necessità di tutelare il made in Sicily, un problema che si collega con le rivendicazioni di varie categorie, non solo agricoltori ma anche pescatori, che hanno recentemente trovato una via per esprimersi attraverso il Movimento dei Forconi. A tal proposito, è intervenuto anche il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, il quale ha ribadito la sua opposizione ad una proposta, attualmente in esame in seno alla Commissione Europea, di un accordo per la liberalizzazione del commercio di prodotti ittici ed agricoli tra Unione Europea e il Marocco. Liberalizzazione che certamente si tradurrebbe in un duro colpo per il settore in Sicilia.

15/02/12

Silvia Giangravè