Diciotto anni di vane attese. Dopo tanti anni il velodromo “Salinelle” di Paternò è ormai ridotto al fantasma di ciò che doveva essere. Undici miliardi di vecchie lire già spesi, per trasformare l’antico stadio “Salinelle” in una delle strutture sportive più moderne del Sud Italia. Oggi, invece, il “Salinelle” piuttosto che ospitare i circa cinquemila spettatori comodamente seduti nelle tribune ad  assistere a gare ciclistiche è ridotto ad albergo di fortuna, o per meglio dire di sfortuna, per poche decine di immigrati che negli anni hanno occupato a più riprese la struttura, nonostante i continui blitz dei carabinieri. A dire basta allo scandalo del “Salinelle” è questa volta l’assessore allo Sport del Comune di Paternò Gianfranco Romano che ha inviato una lettera al Presidente della Provincia Regionale di Catania, Giuseppe Castiglione, per chiedere la convocazione di un incontro urgente  e prendere così una decisione conclusiva sulle sorti della struttura. “Ho chiesto un incontro al presidente Castiglione  – ha spiegato Romano – perchè non è più possibile assistere ad uno scempio di tale portata. Il velodromo, progettato  per diventare punto di riferimento per  il ciclismo nel Sud Italia, oggi, salta alle cronache soltanto per motivi negativi legati all’occupazione da parte degli immigrati e alla fatiscenza della struttura stessa”. Interpellato sulla possibile destinazione d’uso del “Salinelle” Romano dichiara: “ Dopo tanti anni non so cosa si possa recuperare di questa struttura.  E’ indispensabile, però, sedersi ad un tavolo e prendere una decisione, qualsiasi essa sia. Se non verremo ascoltati – conclude Romano – sono disposto ad organizzare una protesta insieme a tutte le associazioni sportive”. La parola, adesso, passa alla Provincia con la quale la ditta, che ha effettuato i lavori del Salinelle, ha ancora un contenzioso relativo alla pista ciclabile. In sostanza, con la struttura ormai completa, la ditta nel 2004  consegnò la pista che cominciò a rovinarsi in più punti. Per la ditta  il danno avvenne a causa del mancato utilizzo da parte della Provincia, mentre per l’ente il fatto era da addebitare alla ditta stessa. Un contenzioso finito in Tribunale e ancora lontano dall’essere chiarito.

03/02/11

Salvo Spampinato