Libertà per Vincenzo Fallica, Lucia Immacolata Marici e questa mattina anche per Giuseppina Puglisi, mentre restano in carcere i restanti 23 indagati dell’operazione antimafia “Baraonda”.
La decisione del tribunale della Libertà è arrivata tra sabato scorso e questa mattina, con i giudici, dunque, che hanno accolto solo tre richieste di scarcerazione rispetto alle ventisei presentate.
Restano in carcere, dunque, Paolo Befumo, Gaetano Borzì, Massimo Salvatore Ciancitto, Giovanni Gerardi, il presunto capo clan Turi Rapisarda, la moglie Rosa Arena (per lei restano le accuse di associazione mafiosa ed estorsioni, mentre decadono, i capi di imputazione legati ad altre due estorsioni, per le quali la donna era stata indagata), ancora, l’altro presunto capo clan Vincenzo Morabito, noto come Enzo Lima. Per lui le non buone condizioni di salute ne hanno determinato l’immediato trasferimento in una struttura sanitaria. Ed ancora restano in carcere Gaetano Arena, Salvatore Arena, Vincenzo Arena, i restanti imputati come detto, il Tribunale deve, invece, ancora esprimersi, lasciando in sospeso, dunque, il giudizio. L’attesa non sarà lunga. Il Riesame, infatti, ha come data ultima quella di domani.
Tra gli altri imputati, per i quali il Tribunale deve ancora esprimersi, c’è Turi Rapisarda, l’altro presunto capo cosca che insieme a Morabito terrebbe le fila del gruppo criminale a Paternò. Anche per lui, il giudizio è atteso per domani.
Aspetta in carcere anche il figlio di Turi Rapisarda, Salvatore Antonino, e Daniele Claudio Magrì, altro elemento chiave in quest’indagine per il fatto che l’uomo avrebbe saputo dell’indagine e degli arresti pronti a scattare prima che venissero effettuati. Da una intercettazione telefonica, ascoltata nell’ottobre scorso, Magrì avrebbe parlato, infatti, con un altro indagato, annunciandogli di esser entrato in possesso dell’informativa relativa all’indagine; informativa che avrebbe ricevuto grazie ad un file conservato nel suo computer. Proprio dopo quest’intercettazione telefonica gli investigatori temendo per una fuga degli indagati hanno impresso un’accelerazione all’indagine, predisponendo gli arresti effettuati lo scorso 14 dicembre. Come si ricorderà l’indagine è stata coordinata dai magistrati della DDA di Catania, dal Procuratore capo Vincenzo D’Agata e dai sostituti Assunta Musella, Pasquale Pacifico e Giovannella Scaminaci. Lavoro il loro confermato dal Gip, Francesca Cercone, qualche giorno dopo, che ha lasciato in carcere gli indagati, tramutando i fermi in ordinanze d’arresto.
Al momento, comunque, non si conoscono ancora le motivazione per le quali il Tribunale del Riesame ha deciso di lasciare in carcere la gran parte degli indagati. Il Tribunale, infatti, ha reso noto solo il dispositivo, mentre le motivazioni saranno rese note solo tra qualche giorno. Ed ora per gli imputati che restano in carcere non resta che attendere il via alla fase delle indagini preliminari che porterà, poi, a processo.
10/01/11
Mary Sottile