L’avevamo annunciato poco più di due mesi fa. In contrada San Marco, a Paternò, questa mattina è stato abbattuto lo storico ponte della ferrovia, realizzato nel 1933. Un intervento definito necessario dai tecnici dell’ufficio comunale ai lavori pubblici per poterne alzare l’altezza e permettere così il passaggio anche dei mezzi pesanti. L’arteria viaria in corso di realizzazione che dallo stadio comunale falcone-borsellino giunge fino a contrada san marco è stata, infatti, concepita, principalmente come via di sbocco per i mezzi pesanti. L’abbattimento ha provocato non pochi dissensi. Il ponte è parte della storia della città e vederlo abbattere è come cancellare, all’improvviso, con un sol colpo di spugna un patrimonio tipico di un territorio, un bene che geneticamente ne determina anche le caratteristiche del territorio stesso. Dal comune affermano che il ponte non farà parte solo del passato visto che verrà ricostruito anche se con altezze diverse. Le pietre abbattute oggi verranno in pratica riutilizzate, ma inutile dire che non sarà la stessa cosa.
Ci si domanda allora se era proprio necessario abbatterlo. Possibile che non c’erano soluzioni alternative al progetto. Bastava ad esempio, spostare il tracciato della strada di appena 10 metri più a monte, in un’area che tra l’altro è adibita a fondo agricolo, oppure, come qualcun altro ha suggerito oggi, si poteva abbassare il livello della strada che si sta realizzando, con altezze diverse, rispetto alle attuali. Una soluzione diversa oltre che a salvare il ponte così com’era avrebbe consentito anche un notevole risparmio economico.
E sull’argomento interviene Andrea Castelli del partito “La Destra-Alleanza Siciliana, movimento che fa capo all’onorevole Nello Musumeci: “nel momento in la sinistra in Italia – afferma castelli – comincia a tutelare e valorizzare i beni immobili del ventennio fascista, come testimonianza storica, a Paternò, il centro destra si affretta a demolirli. Restiamo increduli senza parole.”
13/01/11
Mary Sottile