di Mary Sottile

 

25 anni. Tanto il tempo trascorso da quel maledetto 19 luglio del 1992 che ha cambiato, per sempre, il modo di essere dei siciliani, di un’Italia intera. Le azioni della mafia stragista hanno risvegliato le coscienze della gente onesta, stanca di subire in silenzio. La morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, giunta a 57 giorni di distanza dalla strage di Capaci, dove a perdere la vita furono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, non poteva essere accettata con il solito silenzio. I siciliani hanno fatto sentire forte il loro grido di dolore che riecheggia ancora oggi e cammina sulle gambe delle nuove generazioni che dei giudici antimafia, perpetuano il ricordo.

25 anni sono trascorsi, ma cosa è cambiato? Non molto. La lotta alla mafia continua, continuano gli arresti e le condanne. La mafia però resta, anche più forte, seppur più silente. Ha cambiato pelle, si è adatta alla società, utilizza le aziende per fare affari, per infiltrarsi nel tessuto economico, con collegamenti forti con il mondo politico-economico.

La politica dovrebbe aggredire il sistema della criminalità organizzata in maniera più forte e decisa, dovrebbe mettere in atto un sistema legislativo diverso, con pene più pesanti e certe.